La fluoroprofilassi, intesa come prevenzione della carie attraverso l’utilizzo del fluoro, rappresenta la pietra miliare della prevenzione della carie ed è necessaria per tutti gli individui
Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione delle patologie orali in età evolutiva (Ministero della Salute, 2013)
La fluoroprofilassi è il metodo più efficace, efficiente, affidabile ed economico di prevenzione della carie che prevede la somministrazione di fluoro per via topica o sistemica, con diverse modalità e frequenze d’uso.
Per definizione, la fluoroprofilassi per via topica comprende tutte le metodiche che forniscono fluoro in concentrazioni elevate direttamente alle superfici dei denti già erotti con un effetto protettivo locale. Questi prodotti sono attualmente i più utilizzati e comprendono collutori, gel, vernici e, soprattutto, il dentifricio, il cui incremento d’uso è considerato la prima conseguenza di diminuzione della carie nei paesi industrializzati.
A partire dalla prima infanzia, il Ministero della Salute italiano fornisce le seguenti indicazioni:
- Dai 6 mesi (o dall’eruzione del primo dentino da latte) fino ai 6 anni di età, la fluoroprofilassi può essere effettuata attraverso l’uso di un dentifricio contenente almeno 1000 ppm (ppm=parti per milione) di fluoro, 2 volte al giorno, in dose pea-size (della dimensione di un pisello)
- Dopo i 6 anni (e indicativamente fino ai 12 anni), la fluoroprofilassi viene effettuata attraverso l’uso di un dentifricio contenente almeno 1000 ppm di fluoro, 2 volte al giorno.
- Dopo i 12 anni, è possibile utilizzare un dentifricio per adulti, con un contenuto di fluoro fino a 1450 ppm.
Sono tre gli effetti topici del fluoro nella prevenzione della carie:
- Blocca la demineralizzazione, che avviene sempre dopo ogni pasto, a causa degli acidi prodotti dai batteri cariogeni, soprattutto (ma non solo) dopo aver consumato zuccheri semplici.
- Remineralizza le lesioni cariose precoci, evitandone il peggioramento verso stati della malattia che prevedono interventi invasivi da parte del dentista.
- Rallenta l’attività batterica mediante l’inibizione di un enzima (chiamato enolasi) che i batteri cariogeni utilizzano per metabolizzare i carboidrati.
La fluoroprofilassi sistemica, definita anche “pre-eruttiva” (ovvero da effettuarsi prima dell’eruzione dei denti), è ottenuta attraverso l’utilizzo di integratori a base di fluoro (pastiglie o gocce). In alcuni paesi, come alcuni stati degli USA o in India, una metodica di prevenzione della carie per via sistemica prevede la fluorazione delle acque potabili, ovvero l’aggiunta di quantitativi controllati di fluoro agli acquedotti.
Tale misura preventiva non è stata adottata in Italia.
Questa scelta ha una giustificazione: le acque italiane sono in genere sufficientemente ricche in fluoro, tanto da non rendere consigliabile un’addizione nelle acque potabili. Si stima che la media nazionale di fluoro nelle acque sia di circa 1 mg/L (secondo vari studi, la concentrazione di fluoro nell’acqua considerata ottimale per la prevenzione della carie pari a 0.7 mg/L).
Vi sono però differenze locali, talvolta sensibili verso l’eccesso. Ad esempio, nella zona dei Castelli Romani e in altre zone del Lazio (alcuni comuni della provincia di Roma e gran parte della Tuscia, nella provincia di Viterbo), le acque sono particolarmente ricche in fluoro, tanto da superare spesso i margini di sicurezza stabiliti dalle autorità europee. La stessa situazione la si trova in alcune zone vulcaniche, come le aree vesuviane della Campania.
Nella maggior parte del territorio italiano, tuttavia, la situazione è molto diversa da queste località. La concentrazione di fluoro nell’acqua potabile è infatti al di sotto di 0.6 mg/L (ad esempio, in Lombardia la concentrazione è inferiore a 0.3 mg/L). Secondo le già citate Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione delle patologie orali in età evolutiva, l’apporto di fluoro con l’acqua inferiore a 0.6 mg/L sarebbe insufficiente, rendendo quindi opportuna una supplementazione per i bambini.
L’utilizzo topico del fluoro nella prevenzione della carie è, tuttavia, da preferirsi a quello sistemico sia per la comprovata azione preventiva, sia per il minor rischio di incorrere in sovradosaggio.
A partire dal 2013, il Ministero della Salute consiglia infatti l’utilizzo di integratori a base di fluoro (gocce o pastiglie) solamente sotto prescrizione del pediatra o dell’odontoiatra e in situazioni particolari in cui esista un’oggettiva difficoltà all’uso del dentifricio come unica metodica di fluoroprofilassi oppure come metodica aggiuntiva al dentifricio per i bambini ad alto rischio di carie.
I bambini, soprattutto i più piccoli, non sapendo ancora controllare efficacemente il riflesso della deglutizione, tendono tuttavia a ingerire involontariamente parte del dentifricio utilizzato durante le manovre di igiene orale domiciliare, con conseguente assorbimento sistemico. Un’assunzione eccessiva e protratta nel tempo di fluoro (non solo dal dentifricio, ma anche attraverso l’acqua o eventuali integratori prescritti) può essere causa di fluorosi dentale, una patologia che si manifesta con vari stadi di gravità, dal lieve al grave con macchie dello smalto, da bianco al bruno.
Esistono alcune prove in base alle quali iniziare a usare un dentifricio fluorato prima dei 12 mesi di vita del bambino può essere associato a un maggior rischio di fluorosi. Esiste, inoltre, una forte evidenza che l’uso di dentifricio che contiene almeno 1000 ppm di fluoro fino a 5/6 anni di età è associato ad un incremento del rischio potenziale di fluorosi, soprattutto se si considera che i bambini al di sotto dei 6 anni non controllano bene il riflesso della deglutizione e spesso ingoiano volontariamente il dentifricio a causa del suo sapore gradevole.
Il rischio di fluorosi però aumenta soprattutto nelle aree in cui l’acqua potabile ha un elevato contenuto di fluoro.
Proprio per questo motivo, il dentifricio deve essere sempre utilizzato in piccole quantità e sotto la supervisione di un adulto (almeno fino ai 7 anni di età del bambino).
I genitori però possono stare tranquilli: per avere un affetto di tossicità acuta (definito avvelenamento da fluoro, peraltro mai riportato nei bambini), è stato calcolato che la probabile dose tossica corrisponda al quantitativo di fluoro contenuto in circa mezzo tubo da 90 gr di dentifricio con più di 1000 ppm, per un bambino di 10 kg.
Secondo quanto consigliato dall’Organizzazione Mondiale della Salute e dal nostro Ministero, utilizzando posologie adeguate e per massimizzare l’effetto benefico del fluoro, non è indispensabile né indicato eliminare tramite sciacquo il dentifricio dopo aver spazzolato i denti. Ciò significa che, appena possibile è consigliabile insegnare al bambino a sputare il dentifricio e a non farlo bene o sciacquare dopo lo spazzolamento.